Caccia al mostro – "Il sospetto"

Può il dubbio di un crimine vergognoso rovinare una persona? Può screditarlo agli occhi dei suoi amici, farlo emarginare dalla sua comunità? Nel bel film di Thomas Vinterberg (autore di “Festen”) si risponde a questa domanda. “Il sospetto” è quello di una cittadina di un imprecisato paese nordico: Lucas, divorziato e con un figlio che adolescente, fa il maestro d’asilo: una bambina, figlia del suo migliore amico,  lo accusa di molestie sessuali, scatenando un meccanismo micidiale, di linciaggio. L’uomo, che è stimato da tutti e adorato dai bimbi dell’asilo, diventa improvvisamente il mostro aberrante, a cui togliere il saluto, cui impedire di fare la spesa, da licenziare e insultare pubblicamente. E poco importa conoscere la sua versione dei fatti, la comunità lo ha già giudicato colpevole, ancora prima che la giustizia faccia il suo corso. E così sarà impossibile difendersi per Lucas, novello untore e nemico da disprezzare, che diventa il cervo cui sparare (il leit motiv ricorrente del film). Perchè i bambini non mentono, tanto meno su una questione del genere. Il finale, apparentemente consolatorio e riconciliante, lascia pensare che non sarà nulla come prima, per nessuno dei protagonisti. 

 

Film angoscioso e ben costruito, con un ottimo protagonista (Mads Mikkelsen premiato al Festival di Cannes) e un disegno dei personaggi accurato, dove le donne non brillano per ragionevolezza e l’unica figura di buon senso è quella dell’amico e padrino del giovane Makus, il figlio del protagonista. Ambientato in una società del nord Europa, che si rivela intollerante, violenta, priva di pietà e di comprensione: l’esatto opposto dell’immagine, forse troppo inamidata, che abbiamo del mondo scandinavo. Quasi privo di musica, con forte uso di primi piani e telecamera a spalla, “Il sospetto” è un piccolo grande film che fa riflettere sulle nostre paure e i nostri demoni: forse è vero che chi dà la caccia ai mostri, rischia di diventare un mostro egli stesso. Se poi come qui, c’è un clamoroso errore di fondo, il senso di colpa potrebbe essere insopportabile. L’espiazione della storia, nel film, è la sequenza in Chiesa, la notte di Natale.

02/12/2012
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