Baby driver – il genio della fuga

Baby (H. Elgort) è un giovanotto perennemente con le cuffie, che ascolta musica ad ogni ora. Però è anche un autista impareggiabile e spericolato, che guida auto di rapinatori di banche. Ad orchestrare i colpi è Doc (K. Spacey), cui Baby è legato da un debito passato. Dal loro sodalizio, unito a quello di altri criminali incalliti di cui Doc si serve, nascono grossi furti con relativi spettacolari inseguimenti. Ma Baby vuol smettere: per dedicarsi al padre adottivo sordomuto e a una ragazza che fa la cameriera, conosciuta in un locale. Ovviamente ci sarà qualche imprevisto.

Edgar Wright scrive e dirige un film a suo modo di genere e, al contempo, mainstream. C’è un mix di fumettistico, pulp e pellicola di supereroi Marvel, ma anche delle trovate sottili e acute: la musica che ascolta Baby che diventa un pretesto narrativo per commentare canzoni e per lasciarle come sottofondo delle scene; le cassette che lui registra a partire da conversazioni carpite qua e là; la folgorante sequenza di apertura, della prima rapina.

Hansel Elgort (qualcuno se lo ricorda in “Colpa delle stelle”?) è perfetto nel dare al suo personaggio la giusta dose di timidezza e sfacciataggine: forse solo un disc jockey e cantante come lui, poteva interpretarlo. Kevin Spacey e Jamie Foxx colorano con bravura, le figure di due gustosi comprimari. Due ore dal ritmo serrato, sbanda (se ci si concede il termine) solo un po’ nel finale, per eccesso di enfasi spettacolare, ma glielo si può perdonare.

Ogni tanto bisogna pur andare al cinema e spegnere il cervello.

15/09/2017
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