Campo di Boves: Desigual, la terra va di moda

“La crisi è relativa al capitalismo e alla sua tendenza a trasformare ogni risorsa
in un prodotto da vendere, un sistema antitetico all’interesse della biosfera“.
Walden Bello

 

 

Il Campo di Boves 2017 servirà a rimettere al centro della discussione collettiva di Acmos il tema della disuguaglianza globale, attraverso una rilettura dell’insieme di processi che chiamiamo globalizzazione. Nel Mondo del 2001, quando il nostro Movimento era appena nato, il 20% della popolazione possedeva l’80% delle ricchezze, mentre oggi, secondo Credit Suisse, l’8,6% della popolazione possiede l’85% della ricchezza; la terra, il cibo e l’acqua, elementi indispensabili per ogni forma di vita, sono sempre più oggetto di conquista e privatizzate: oltre 45 milioni di ettari principalmente in Africa, ma anche in Asia, in America Latina e perfino in Europa sono nelle mani delle multinazionali.

 

 

E tutto questo accade in un Mondo sempre più “stretto”, anche se globalizzato. E’ stretto per molti “nuovi” profughi cosiddetti ambientali, che arrivano da zone ormai invivibili a causa dell’innalzamento delle temperature, della siccità, dell’inquinamento di aria e terra, dei suoli non coltivabili; sempre più stretto per noi, perché l’immigrazione viene percepita come una invasione degli spazi abitabili dove scarseggiano lavoro e prospettive di vita, generando conflitti latenti che periodicamente esplodono; sempre più stretto a livello globale per l’evidente scarsità di risorse che giustifica guerre e invasioni, leggi e accordi disumani, e per la potenziale diminuzione della variabilità genetica, di specie animali e sementi. Urge la necessità di ripensare il modello di coesistenza, fondato su una visione politica del Mondo che rimetta al centro l’Uomo e la Terra, traducendolo in esperienze concrete di “allargamento” dei vari confini, ripensando i modelli organizzativi ed economici. Abbiamo deciso di analizzare le disuguaglianze scegliendo l’indicatore dell’agricoltura, intesa come rapporto tra uomo e terra, per inquadrare il sistema economico e politico globale, a 30 anni dal simbolico inizio.

 

 

Da una parte il ruolo delle mafie internazionali e delle multinazionali che monopolizzano persone e risorse, dall’altra esperienze di liberazione e autodeterminazione, economica e culturale.

 

 

Sentiamo il bisogno di dirci nuovamente quale tipo di sviluppo desideriamo, per la nostra società e per tutti gli individui, affinché le nuove sfide non diventino il terreno di coltura dell’odio ma occasione di elaborazione di un futuro di Pace.

 

 

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