25.000 Erasmus: voti perduti dall'Italia

 

Art. 48 della Costituzione italiana: «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età [..] Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tal fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge». Da quanto si evince dalla nostra Costituzione, non dovrebbero esserci quindi ostacoli o difficoltà per tutti i cittadini italiani che intendono votare, dall’estero o dall’Italia per eleggere il proprio governo. Eppure, da qualche giorno la notizia impazza sul web: gli Erasmus italiani, circa 25.000 per quest’anno, si trovano in seria difficoltà in materia di voto.

 

La questione degli studenti che vogliono votare alle elezioni nazionali è da sempre una faccenda calda: da molti anni però è stata istituita la possibilità di un rimborso –totale o parziale a seconda delle distanze- sui biglietti di treni e aerei per gli studenti fuori sede che intendono tornare nella loro città di residenza per esprimere il loro diritto di voto. Perché? Perché aiutare chi sceglie di usufruirne perché ancora crede nella democrazia del nostro Paese, in modo che il suo conto in banca non sia rilevante per l’espressione del suo diritto, è certamente cosa buona e giusta. Ci sono studenti che su tratte brevissime, se considerati comunque fuori sede, ricevono rimborsi anche solo per pochi euro di treno, perché il meccanismo funziona.

Cosa succede però agli italiani all’estero? Nonostante molti parlino in questi giorni della possibilità di iscriversi all’AIRE e votare dall’estero, la questione è più complicata. Innanzitutto non è obbligatorio iscriversi all’AIRE per tutti coloro che risiedono all’estero per meno di 12 mesi. Secondariamente, iscriversi al suddetto comporta lo spostamento della residenza all’estero. Come già sappiamo, spostare la propria residenza da una città italiana ad un’altra è già burocraticamente complesso, farlo all’estero risulta quasi impossibile, soprattutto per gli Erasmus che si trovano altrove per meno di un anno.

La questione si complica ancora di più: sì, c’è la possibilità di far votare all’estero. Ma secondo il Decreto del Presidente della Repubblica numero 226 del 22 dicembre 2012, al punto 2, riconosce il diritto di votare «per corrispondenza, previa apposita dichiarazione alle Forze armate e alle Forze di polizia temporaneamente all’estero in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali». Aggiunge poi i «dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome, temporaneamente all’estero per motivi di servizio» e alcuni «professori e ricercatori universitari che si trovano in servizio presso istituti universitari e di ricerca all’estero». Espressamente risultano esclusi tutti gli altri, obbligati a tornare in Italia.

A questo aggiungiamo il fatto che nella maggioranza degli altri stati europei esistono normative apposite che regolano il voto degli studenti Erasmus dall’estero, tanto il fenomeno è ormai diffuso tra i giovani.

Insomma, sembra che questo diritto di voto sia tutt’altro che garantito, ma anzi si parla di ostacoli e addirittura di negazione del diritto: certo nessuno vieta di prendere un aereo, ma la discriminante economica farà perdere decine di migliaia di voti a un’elezione nazionale di importanza fondamentale per la storia del nostro Paese.

Gli Erasmus però non stanno a guardare: hanno già creato diversi gruppi facebook ed hanno lanciato la notizia su twitter (https://www.facebook.com/groups/251069858357913/ e https://www.facebook.com/studentiesclusidalvoto). Molti politici hanno già cominciato la loro battaglia in merito, tra cui Nichi Vendola sui social network, anche se come sempre la politica pare arrivare dopo i problemi, inseguirli, e mai risolverli. Le mobilitazioni previste sono tante, se non altro per far sentire la voce di migliaia di studenti che scelgono di fare un’esperienza all’estero per tornare ad arricchire il proprio Paese e si vedono esclusi dall’esercizio di democrazia fondamentale dell’Italia. 

È già online una petizione in merito, ma la protesta non si fermerà qui.

18/01/2013
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