120 battiti al minuto

Francia, primi anni ’90. La diffusione dell’AIDS dilaga, come nel resto del mondo, in una società poco preparata e che offre rimedi inefficaci. A Parigi c’è il gruppo Act-Up, manipolo di attivisti gay a maggioranza sieropositiva, che si mobilita contro le lobby del farmaco, l’ignavia governativa, l’indifferenza dei media, la mancanza di educazione a scuola. Compiono gesti eclatanti, proteste non violente, cortei, manifestazioni e volantinaggi. Nel gruppo arriva Nathan (A. Valois), che non è affetto dalla malattia, e incontra Sean (N. Perez-Biscayart), sieropositivo e in prima linea nella battaglia: tra i due scoppierà la scintilla, mentre le settimane passano e le mobilitazioni proseguono. Seppur molto diversi, sapranno volersi bene, con tutta la difficoltà della malattia di Sean che progredisce inesorabile.

Robin Campillo (già sceneggiatore de “La classe”, Palma d’oro a Cannes nel 2008) racconta uno spaccato contemporaneo della società francese. C’è tutta la passione di chi ha vissuto sulla sua pelle quella stagione, apparentemente così lontana, eppure ancora a suo modo attuale. Ricostruisce un clima, l’aria di diffidenza e pregiudizio, la battaglia contro farmaci inefficaci come l’AZT (ricordate “Dallas buyers club”?). E’ percorso dall’ambivalente contraddizione dei suoi protagonisti, divisi tra la foga vitalistica della militanza e la consapevolezza della malattia, potenzialmente mortale. Bella colonna sonora, due ammirevoli protagonisti, in una squadra di giovani attori. Commuove, emoziona, colpisce al cuore.

135 minuti che non si sentono, percorsi da un respiro da ipertensione. Gran premio della giuria a Cannes, designato dalla Francia per correre agli Oscar.

05/10/2017
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